La Nasa e il Pentagono usano ancora i floppy

Previsto per l’anno prossimo l’abbandono dei sistemi obsoleti, che ancora controllano l’arsenale nucleare statunitense

 

Chi considera i floppy come dei veri e propri pezzi di archeologia informatica sarà costretto a ricredersi. Questi semplici strumenti di raccolta dati sembravano oramai solo un ricordo, una tecnologia obsoleta che le nuove generazioni neanche prendono in considerazione quando si parla di archiviazione.

Eppure le grandi istituzioni americane come la Nasa e il Pentagono non si affidano ai mezzi più moderni come le chiavette USB, ma proprio agli storici floppy e ad altri sistemi risalenti agli anni ’70, primo fra tutti l’IBM Serie 1 del 1976. Ma come mai questa arretratezza? Certamente può destare perplessità l’idea che la più grande concentrazione di armi nucleari del pianeta venga gestita da una rete di comunicazione così antiquata.

Sembra incredibile ma si tratta di una scelta oculata e molto responsabile. Non soltanto i vecchi sistemi si dimostrano tuttora più affidabili di quelli di nuova generazione, ma spesso sono quelli più sicuri. Il governo americano ha scelto di seguire questo tipo di politica proprio affidandosi ad una tecnologia più facile da gestire, almeno finora.

La modernizzazione dell’intera rete di Intelligence sembra ormai necessaria, come ha affermato lo stesso presidente Obama, promotore di azioni che possano far entrare le istituzioni nella nuova era, in cui la digitalizzazione del sistema renderebbe le comunicazioni più efficienti, consentendo di risparmiare del tempo prezioso.

Sono molti gli istituti che hanno deciso di puntare sull’innovazione tecnologica, che comporterà un cambiamento drastico nella gestione dei dati, delle pratiche burocratiche e del controllo della sicurezza, su tutto il territorio nazionale. Questo aggiornamento però non sarà né rapido né indolore.

A partire dal 2017 sono previste numerose opere di smantellamento delle vecchie apparecchiature, che verranno gradualmente sostituite con quelle più moderne, ma serviranno almeno 4 anni per rendere operative tutte le strutture coinvolte. Facile prevedere un gran numero di disagi e di rallentamenti, sia per il personale che per i cittadini.

Perché non sono in ballo soltanto l’arsenale nucleare e gli enti militari, ma anche tutti quegli istituti pubblici che fanno capo al governo, come il Dipartimento di Giustizia o l’ufficio che gestisce paghe, pensioni e vitalizi per i veterani di guerra. Il nuovo che avanza, nella speranza di non dover rimpiangere i floppy.

 

 

Autore: Ilaria La Bua

Blogger curiosa e sempre in cerca di nuove sfide. Sono laureata in Lingue e Letterature Straniere ma ho una vera e propria passione per la tecnologia, la fantascienza e il mondo dell'informazione. L'imprenditoria digitale mi ha fatto scoprire straordinarie forme nuove di comunicazione, permettendomi di mettere alla prova il mio amore per la scrittura.

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