aeolus satellite

Fino a 7 giorni di anticipo per conoscere le condizioni meteo, grazie allo studio dei venti del satellite Esa

 

Grande attesa per la partenza del prossimo satellite Esa (European Space Agency), pronto per essere lanciato in orbita il 27 agosto 2018, con lo scopo di studiare le correnti gravitazionali e fornire maggiori informazioni per l’elaborazione delle previsioni meteo. Aeolus, questo il nome del nuovo prodigio tecnologico, permetterà di sapere che tempo farà con ben 7 giorni di anticipo e con una precisione mai registrata finora.

L’evento porterà una vera rivoluzione nel mondo della meteorologia, scienza non sempre esatta e in continuo rinnovamento, che si basa sull’esplorazione di fenomeni incostanti e su dati non sempre affidabili, perché garantirà un’analisi quotidiana dei venti, della loro composizione e della direzione che seguono.

Sviluppato dalla francese Airbus Defence and Space con sede a Tolosa, Aeolus è frutto di 16 anni di ricerca ed è dotato di un enorme telescopio di del diametro di 1,5 metri e da due laser a luce ultravioletta che, grazie alla tecnologia fornita dalla compagnia Leonardo di Campi Bisanzio, portano anche un po’ di Italia nello spazio.

aeolus satellite

Il satellite invierà a terra tutte le informazioni raccolte in tempi record (circa ogni tre ore), rilevando soprattutto i segnali importanti che riguardano i grandi cambiamenti climatici, in modo da prevedere eventuali calamità naturali come uragani, tornado e trombe d’aria e dar modo alle autorità di intervenire tempestivamente e dichiarare l’allerta meteo.

Molte le precauzioni prese in vista del lancio, a partire da un impegnativo trasferimento via mare di dieci settimane nella Guyana francese, fino allo spazioporto Kourou, luogo scelto per la partenza ufficiale, da cui Aeolus lascerà l’atmosfera terrestre a bordo di un razzo Vega.

Il decollo rappresenterà comunque solo la prima fase della missione, dato che il satellite sarà reso pienamente operativo solo nel 2019, dopo aver completato i test in orbita, che si svolgeranno da ottobre a gennaio. Per quanto riguarda il suo futuro al termine della missione è tutto ancora incerto, come dichiarato dal project manager Anders Elfving durante la conferenza stampa: “La vita operativa minima è di tre anni, ma potrebbe durare anche sei o otto, siamo ottimisti. I test sui materiali e sui margini di errore hanno dato esiti che ci fanno ben sperare”.

 


 

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